La contraddittoria linea difensiva del premier Giuseppe Conte sul Russiagate è stata messa in seria discussione dalle notizie che provengono dagli Stati Uniti. “Giuseppi” ha scaricato la patata bollente sulla natura degli incontri fra i nostri servizi segreti del 15 agosto e 27 settembre con William Barr e il procuratore John Durham su Gennaro Vecchione, direttore del Dis, che ieri pomeriggio si è presentato dinanzi al Copasir in una seduta non certo semplicissima, durate ben tre ore. Come riporta l’Adnkronos, si è trattata di un’audizione di carattere generale durante la quale, tuttavia, Vecchione avrebbe risposto alle domande sulla vicenda del Russiagate e, in particolare, in merito ai due colloqui che l’Attorney general William Barr ha avuto la scorsa estate con i vertici della nostra intelligence.

Com’è noto, Vecchione, dopo essere stato autorizzato da Giuseppe Conte a dar seguito alla richiesta americana arrivata attraverso canali diplomatici, tramite l’ambasciatore Armando Varricchio, aveva partecipato sia a quello del 15 agosto sia a quello del 27 settembre: nel secondo incontro parteciparono anche i direttori di Aise ed Aisi, Luciano Carta e Mario Parente. Secondo quanto riportato da La Verità,Vecchione si sarebbe confrontato a lungo con il nuovo vice del Dis Bruno Valensise prima dell’audizione, professore della Link Campus.Tra i temi più rilevanti affrontati durante le tre ore di faccia a faccia, c’è il caso del professor Joseph Mifsud.

Gli Usa smentiscono Conte e la linea del premier

Come abbiamo riportato nelle scorse ore, è stato lo stesso William Barr a smentire ciò che ha dichiarato Giuseppe Conte la scorsa settimana. Intervistato da Fox News, il ministro della giustizia Usa ha chiarito la natura degli incontri con i vertici dei servizi segreti italiani datati 15 agosto e 27 settembre, confermando che il nostro Paese può essere molto utile all’indagine del Procuratore John Durham sulle origini del Russiagate. “Alcuni dei Paesi che John Durham riteneva potessero avere alcune informazioni utili volevano discutere preliminarmente con me della portata dell’indagine, della sua natura, di come intendessi gestire informazioni confidenziali e via dicendo”, ha spiegato Barr. “Inizialmente ho discusso queste questioni con quei Paesi e ho stabilito un canale attraverso il quale il Procuratore Durham potesse ottenere assistenza da loro”.

John Durham, dunque, è convinto che l’Italia abbia delle informazioni utili ai fini dell’indagine, in particolare sul ruolo del professor Joseph Mifsud. Barr ha aiutato Durham a stabilire contatti con l’Italia che, a quanto si apprende, sta dunque collaborando con le indagini del Dipartimento di Giustizia che, come abbiamo già spiegato, si sono “evolute” in un’indagine penale a tutti gli effetti. “Non abbiamo fornito alcuna informazione riservata” su Joseph Mifsud e “abbiamo svolto verifiche ma non abbiamo trovato nulla”: questo è ciò che aveva detto qualche giorno fa il premier Giuseppe Conte in occasione della (inusuale) conferenza stampa dopo l’audizione al Copasir. Eppure Barr e Durham non sono tornati a casa a mani vuote dal viaggio in Italia: d’altro canto William Barr non è uno che si muove da Washington Dc per questioni futili o irrilevanti. Sarebbe alquanto ingenuo crederlo o farlo credere.

La versione di Occhionero: “Italia complice, Mifsud è ancora qui”

Del coinvolgimento del nostro Paese nell’affaire Russiagate ne è convinto anche Giulio Occhionero. Di chi si tratta? Come ricorda Federico Punzi su Atlantico Quotidiano, parliamo del caso EyePyramid, che ha coinvolto i fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero, arrestati il 9 gennaio 2017. Nel luglio 2018 sono stati condannati in primo grado per accesso abusivo a sistemi informatici, l’hackeraggio di migliaia di account email istituzionali, tra cui persino quello dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Nessuno sviluppo da allora, invece, per quanto riguarda il procedimento parallelo per il più grave reato di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. Loro continuano a proclamarsi innocenti e accusano i loro accusatori di aver fabbricato le prove contro di loro.

La vicenda degli Occhionero s’intreccia, infatti, con quella dello Spygate. L’Adnkronos ha intervistato Giulio Occhionero e gli ha fatto alcune domande, partendo proprio dalla sua vicenda giudiziaria – il caso EyePyramid – nella quale è coinvolto insieme alla sorella Francesca Maria e dai presunti legami con l’altrettanto presunto tentativo di ‘incastrare Trump durante la campagna presidenziale del 2016. Secondo Giulio Occhionero l’Italia ha avuto un qualche ruolo nella vicenda Spygate. A dimostrarlo, a suo dire, anche documenti in suo possesso. “Il prolungato silenzio riscontrato tra le diverse autorità dello Stato italiano credo si possa assumere come prova logica del coinvolgimento italiano. Nessuno si è attivato per fare luce e anzi tutti si trincerano dietro una imbarazzante logica della ‘bocca cucita”. E Mifsud? “Mifsud è russo così come io potrei essere nato su un pianeta extraterrestre. Comunque faccio notare che la storia dell’intelligence occidentale è anche tristemente costellata di ciarlatani. Non saprei dire però se questa deduzione su Mifsud ci permetta di affermare che l’intelligence italiana goda di ottima salute”. Che fine ha fatto, dunque, il professore? Occhionero afferma. “Secondo me Mifsud è tutt’ora in gestione di una qualche autorità italiana”.