Strade, ferrovie, gasdotti e porti: un reticolato di infrastrutture sta lentamente avvolgendo ampie zone del mondo. È così che la Cina tesse la tela della Nuova Via della Seta, il mastodontico progetto voluto e intrapreso da Xi Jinping nel 2013. Gli artigli del Dragone sono affondanti un po’ ovunque, dai Paesi dell’Asia centrale all’Africa passando per l’Europa. L’intento di Pechino, ufficialmente, è migliorare i collegamenti commerciali con l’Eurasia e il resto del mondo, anche se dietro alla mossa cinese si nascondono almeno altri due scopi. Il primo: aprirsi nuovi mercati. Il secondo: aumentare l’influenza geopolitica nella sfida a distanza con gli Stati Uniti.

Lo scheletro del progetto

Il progetto della One Belt One Road è aperto a qualsiasi modifica in corso d’opera dato che nuovi governi possono aderirvi da un momento all’altro. Lo scheletro base prevede la creazione di una Via della Seta terrestre e una marittima. Quella terrestre si snoda attraverso tre distinti percorsi: uno a nord di Pechino lungo la Russia, uno centrale, da Urumqi passando per il Kazakistan, e uno a sud, fra l’Iran e la Turchia. Alla fine tutti e tre si ricollegano all’Europa seppur da angolazioni differenti. La via marittima parte dal sud della Cina e fa tappa in Indonesia, Malesia e via lungo l’Oceano Indiano fino alle coste dell’Africa Occidentale, prima di risalire nel Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez.

Strade e ferrovie

Per realizzare simili percorsi, molti dei quali in Paesi sottosviluppati, la Cina ha dovuto investire risorse preziose per la realizzazione delle infrastrutture basilari: alcune sono già pronte, altre sono pianificate per il futuro imminente. Analizzando la tratta delle principali strade e ferrovie costruite (o che saranno costruite) dai cinesi all’interno del progetto della Nuova Via della Seta è possibile tracciare un’interessante mappa geopolitica nell’ipotetico caso in cui Pechino decidesse di utilizzare le “sue” istallazioni civili per uso militare.

Un salvagente per l’Iran e il Medio-Oriente

La ferrovia che parte da Xi’an arriva fino Urumqi e da qui si snoda lungo il tragitto Astana-Mosca per arrivare a Berlino e quindi nel cuore dell’Europa. Ma dallo Xinjiang è in programma anche una linea ferroviaria che passi da Tashkent, Uzbekistan, e prosegua tagliando in due l’Iran e risalendo i Balcani passando per Istanbul. Qualora gli Stati Uniti dovessero scatenare una guerra contro Teheran, Pechino non avrebbe problemi nello spostare i suoi missili e mezzi da combattimento attingendo alla suddetta via ferrata sorta grazie alla Nuova Via della Seta. In generale, la Cina ha la possibilità di controllare l’intera Asia centrale e una parte consistente del Medio-Oriente, proprio una delle zone più calde in passato più volte nel mirino di Washington.

Infografica di Alberto Bellotto
Infografica di Alberto Bellotto

Gli artigli del Dragone nel sud-est asiatico

La Cina ha poi in mente di costruire una ferrovia capace di collegare Kunming, città della provincia dello Yunnan, nel sud del Paese, a Singapore. Le tappe intermedie saranno il Laos e la Thailandia. Da considerare con attenzione anche quanto sta accadendo in Africa, un continente recentemente in stretti legami commerciali con Pechino. Nel Continente Nero il Dragone controlla diversi porti, ma il principali è quello di Gibuti. Da qui è stata costruita una ferrovia per trasportare la merce fino alla capitale dell’Etiopia Addis Abeba.

Lo scacchiere africano

Più a sud è in programma la linea ferroviaria Mombasa-Juba-Bujumbura che coinvolge Kenya, Uganda e Sud Sudan. Ancora più a sud la Tanzania sarà attraversata da ben due linee ferrate che la uniranno allo Zambia, dove la Cina ha recentemente investito in nuove strade. In Angola c’è già una ferrovia made by China, la Lobito-Luao, mentre in Nigeria sorgeranno presto due linee, che si aggiungeranno alla presente Abuja-Kaduna. In fase di progettazione anche la Bamako-Dakar, fra Mali e Senegal. Il reticolato della Nuova Via della Seta è destinato a crescere sempre di più e la Cina è pronta a sfruttarne tutti i vantaggi. All’occorrenza anche quelli militari per incutere timore agli avversari e tutelarsi da eventuali minacce.