Un colpo al cerchio ed uno alla botte, verrebbe da dire. Mentre in Libia si continua a combattere, l’Unione Europea prova a barcamenarsi in un fragile e sottile equilibrio in cui cerca di non scontentare nessuno nel tentativo, attualmente vano, di riportare il dossier libico sul tavolo diplomatico.

È un’Europa che parla con un’unica ma al tempo stesso debole e flebile voce quella che emerge dall’incontro dei 28 ministri degli Esteri, incapace di saper incidere in maniera decisiva sulla Libia e di fermare i vari conflitti interni al paese nordafricano sui quali aleggiano gli spettri dei petrodollari dal Golfo.

un punto a favore di al sarraj…

Nella dichiarazione comune lanciata a margine dell’incontro tra i ministri degli esteri dell’Ue e l’alto commissario per la politica estera della commissione, Federica Mogherini, emerge in primo luogo la preoccupazione per le sorti dei civili ed il timore relativo alle condizioni dei rifugiati presenti in Libia. Si invitano dunque tutte le parti in causa ad evitare conseguenze per i civili, in primo luogo stoppando ogni azione che possa coinvolgere zone residenziali od abitualmente frequentate dalla popolazione.

Poi nella dichiarazione, così come riporta AgenziaNova, salta fuori un punto che sembra piacere al premier libico Al Sarraj, leader del governo stanziato a Tripoli e riconosciuto dall’Onu: “Non esiste una soluzione militare alla crisi, l’attacco del generale Khalifa Haftar a Tripoli è una minaccia alla pace internazionale”. Non una vera e propria condanna, così come richiesta più volte da Al Sarraj, delle azioni dell’uomo forte della Cirenaica, ma comunque una forte stoccata al leader dell’esercito che lo scorso 4 aprile avvia le operazioni per la conquista della capitale.

Poche ore prima del vertice dei 28 ministri degli esteri, a Bruxelles fa tappa proprio il premier libico che incontra tra gli altri la stessa Federica Mogherini. Un nuovo salto nel vecchio continente per Al Sarraj, dopo quello fallimentare della scorsa settimana. Un flop quel tour europeo, svolto tra Roma, Berlino, Parigi e Londra, dovuto al fatto che il capo del governo di Tripoli chiede più volte di condannare l’attacco di Haftar. Condanna che non arriva e governo libico che mette in scena la ritorsione tramite lo stop ai permessi di lavoro per 40 aziende straniere, tra cui Total e Siemens. Uno stop per la verità durato poco, ma che ben dà idea della tensione tra l’esecutivo di Al Sarraj e l’Europa. Scrivere, nella dichiarazione congiunta, che l’attacco di Haftar è una minaccia alla pace appare una modesta ma significativa apertura alle istanze di Al Sarraj. Un (mezzo) punto a sua favore, che il premier libico incassa mentre è di ritorno verso Tripoli.

…ed uno a favore di haftar

Ma al tempo stesso, i ministri degli esteri dell’Ue lanciano un salvagente anche al generale Haftar. Nonostante la sua azione venga considerata come una minaccia, l’uomo forte della Cirenaica rimane comunque agli occhi dei paesi comunitari un interlocutore. Tanto che la richiesta di un immediato cessate il fuoco, contenuta nella dichiarazione congiunta, sembra un vero e proprio regalo al generale. Qualora i combattimenti dovessero essere sospesi in queste ore, Haftar vederebbe riconosciute le proprie conquiste territoriali ed avrebbe modo e tempo di consolidarle. In poche parole, i suoi soldati potrebbero rimanere piazzati a 25 km da Tripoli, con tutte le conseguenze politiche del caso e con la possibilità di riorganizzarsi in vista di ulteriori battaglie.

Haftar per la verità, come rivelato dal quotidiano francese Le Figaro e come riportato dal “suo” ministro degli esteri nell’incontro tenuto con il presidente francese Macron a Parigi, non avrebbe intenzione di sospendere le operazioni. Pur tuttavia, a livello politico il passaggio sul cessate il fuoco nella dichiarazione congiunta dei ministri europei segna un punto a sua favore.

“allontanate gli estremisti”

Vi è poi un appello non del tutto atteso e non del tutto scontato all’interno della dichiarazione, che per la prima volta a livello ufficiale certifica la presenza di islamisti ed integralisti nel fronte di Tripoli. “Invitiamo le parti – si legge nel testo approvato lunedì a Bruxelles – a dissociarsi pubblicamente e sul terreno dagli elementi del terrorismo e della criminalità coinvolti nei combattimenti, nonché da coloro che sono sospettati di crimini di guerra, compresi gli individui presenti negli elenchi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”.

In molti vedono in questo appello un altro punto a favore di Haftar, visto che la presenza di estremisti al fronte appare maggiormente radicata tra le milizie in questo momento vicine al governo guidato da Al Sarraj. Ma anche in questo caso, la dichiarazione sembra volersi mantenere equidistante tra i due principali schieramenti: personaggi i cui nomi spiccano all’interno degli elenchi dell’Onu sono presenti sia dalla parte di Al Sarraj, tra cui Salah Badi a capo della brigata Al Sumud ed altri soggetti considerati orbitanti attorno la galassia jihadista, che dalla parte di Haftar a partire, su tutti, dal ricercato Mahmud Al Warfalli.

In definitiva, i ministri degli esteri europei appaiono molto attenti a mostrarsi bilanciati e ad evitare frasi o toni che potrebbero infastidire l’una o l’altra parte in causa. Un’azione, quella del vecchio continente, che però almeno per il momento fatica ad incidere sulla realtà del quadro libico.